Tutti conoscono la storia scritta da Shakespeare: due famiglie in guerra, un amore impossibile, un matrimonio segreto, un piano rischioso, una lettera che non arriva in tempo. Romeo che, credendo Giulietta morta, beve il veleno. Lei che si sveglia, lo trova senza vita e… il resto lo sapete già.

“Un finale diverso. O forse no.”

Dopo una lunga cavalcata, Romeo raggiunge il cimitero di Verona. Sono le quattro e mezza del mattino.Un orario assurdo per prendere decisioni drastiche.

L’alba è vicina, ma la notte avvolge ancora la città. Romeo entra nella cripta con il cuore in gola.
Cerca Giulietta con lo sguardo. È disperato, pronto a compiere un gesto estremo.

Poi, un profumo lo blocca.

Non è l’odore della morte, né della tragedia imminente.

È pane caldo.
Un aroma che sa di forno, di lievito, di grano.

Un leggero stordimento lo attraversa.
Sarà l’emozione, il viaggio, la paura.
O forse il fatto che, davanti a lui, Giulietta è lì. Viva, sveglia. E con un panino in mano!

“Ah, sei arrivato,” dice lei, con la bocca piena. “Vuoi un morso?”
Romeo spalanca gli occhi. “Ma… eri morta!”
“Solo per finta,” sorride Giulietta. “Non hai idea di che fame si abbia dopo un sonno così lungo.”

A questo punto, la storia potrebbe prendere molte direzioni. Potrebbe trasformarsi in una commedia, restare una tragedia o virare verso il thriller. Ma lasciamo che ognuno scelga da solo come farla proseguire.

In un universo parallelo, ad esempio, Romeo e Giulietta si tengono per mano, seduti ad un tavolino, dividendosi una fetta di CIS CHEIC.

Fuori dalla cripta, o tra i commenti di Instagram, Montecchi e Capuleti probabilmente si stanno ancora lanciando insulti. Forse discutendo sui massimi sistemi non ancora scritti da Galileo Galilei. (Spoiler: dovranno aspettare almeno altri trent’anni.) 

Perché questo gioco

FUD, tutta un’altra storia non è stato solo un esercizio di fantasia. È stato un modo per ribadire che le storie, come il cibo, non sono mai scritte una volta per tutte.

Abbiamo preso narrazioni eterne (da Antonio e Cleopatra fino a Romeo e Giulietta) e le abbiamo mescolate con il nostro linguaggio. Perché FUD fa proprio questo: rilegge la tradizione con ironia, prende il conosciuto e lo trasforma in qualcosa di accessibile a tutti.

Non si tratta solo di cambiare il finale. Si tratta di sfidare l’idea che esista un’unica versione delle cose. Di giocare con la cultura, con il cibo, con l’immaginario collettivo. Di ricordare che il cibo è più di un pasto: è un racconto, un’esperienza, un modo per stare insieme.

E magari, alla fine, scopriremo che un panino ben fatto può non solo mettere d’accordo Montecchi e Capuleti, ma anche ribaltare le regole del gioco.